Opinione - 02 maggio 2019
Scritto da Bertrand Piccard 4 min lettura
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A circa settant'anni di distanza, la pace è data per scontata, ma l'Europa si trova di fronte a un futuro incerto, con l'ombra della recessione economica che incombe e alcuni che mettono in discussione la sua stessa esistenza, abbiamo bisogno ancora una volta di azioni ambiziose e innovative per rilanciare il progetto europeo. Ma il tempo dei combustibili fossili è finito.
Dobbiamo ora intraprendere una rivoluzione industriale pulita e basata sulle energie rinnovabili, commisurata alla gravità della crisi climatica.
Il progetto europeo è sempre più a rischio; si stanno allargando i divari tra liberali e nazionalisti, tra coloro che sostengono un'Europa più aperta e altri che temono che un'ulteriore apertura dell'Europa li lascerà ancora più indietro.
Queste profonde differenze sono emerse chiaramente nel corso dell'ultimo Consiglio europeo di Bruxelles, un incontro che si è rivelato assolutamente deludente e che ha messo in evidenza il crescente divario tra Europa orientale e occidentale. Quest'ultima ha cercato di ottenere una chiara menzione dell'obiettivo della neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050, a cui i Paesi dell'Europa orientale si sono opposti strenuamente.
La protezione dell'ambiente non può essere ostaggio di giochi politici. Dovrebbe essere il nostro terreno comune.
Che i singoli Paesi siano in disaccordo sull'immigrazione, sulle tasse o sui sistemi politici... credo che ci sia un obiettivo prioritario che dovrebbe unire tutti i politici e i partiti europei: la necessità di raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio, garantendo così la prosperità a tutta l'Europa e ai suoi popoli.
Investendo massicciamente in tecnologie pulite, sostenendo iniziative per l'aria pulita, imponendo un prezzo ragionevole al carbonio in tutto il continente, fissando obiettivi ambiziosi per le energie rinnovabili, si darà il via a un'era di crescita economica senza precedenti.
Dobbiamo sostituire le vecchie abitazioni con edifici a emissioni zero, i motori a combustione interna con veicoli elettrici, il riscaldamento, la ventilazione e il condizionamento dell'aria ad alto consumo energetico con sistemi efficienti. Il tutto deve essere supportato da una spina dorsale di energia rinnovabile.
In questo modo, possiamo lanciare la nuova rivoluzione industriale pulita europea, che rappresenta la più grande opportunità economica del secolo, creando posti di lavoro e aumentando il potere d'acquisto della società.
Dobbiamo riconoscere che la prossima era di sviluppo economico non si baserà su un modello di crescita quantitativa, che ha trasformato le nostre vite nel secolo scorso ma che ha portato a un vicolo cieco.
Dobbiamo passare a una crescita qualitativa, basata su un'economia circolare e sulla sostituzione di sistemi vecchi, inefficienti, che consumano energia ed emettono carbonio con dispositivi, tecnologie e infrastrutture nuovi, puliti, efficienti dal punto di vista energetico, intelligenti e a zero emissioni. Inoltre, oggi le soluzioni tecnologiche pulite sono diventate più economiche di quelle sporche, tanto nell'Europa orientale quanto in quella occidentale. Posso affermarlo con estrema sicurezza, avendo creato il primo marchio per valutare la redditività economica delle tecnologie pulite: il Solar Impulse Efficient Solution Label.
Oltre cento soluzioni hanno già ottenuto questo marchio e altre centinaia sono in cantiere. Si tratta di soluzioni pulite che riguardano tutti gli aspetti dei processi industriali e della vita umana: nuovi materiali, abitazioni, mobilità, cibo, riscaldamento.
Ecco perché ogni partito dovrebbe concentrarsi non sul "se" ma sul "come" raggiungere la neutralità del carbonio.
Negli ultimi decenni, i politici hanno avuto difficoltà a promulgare le normative che avrebbero apportato i cambiamenti necessari a causa della mancanza di sostegno da parte dei loro principali gruppi di elettori. Ma ora è il momento di una nuova opportunità, di un nuovo slancio da cogliere, poiché i politici ricevono il permesso dagli elettori di compiere i passi necessari: la comunità scientifica ha espresso molto chiaramente il punto, i giovani elettori sono scesi in piazza per chiedere più azione e anche la comunità imprenditoriale ora crede che la neutralità climatica creerà nuove opportunità per l'Europa e chiede quindi un percorso chiaro per il futuro.
Il rischio maggiore sarebbe quello di rimanere fermi e non fare nulla.
Dal punto di vista economico e sociale, il pericolo di non raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi e di non intraprendere azioni urgenti per ridurre l'inquinamento è spaventoso. Gli eventi meteorologici estremi hanno causato la morte di 115.000 persone in tutta Europa e sono costati quasi mezzo trilione di euro dal 1980; l'inquinamento atmosferico è il principale rischio ambientale per la salute in Europa e uccide circa 800.000 europei all'anno, accorciando la loro durata di vita e contribuendo a gravi malattie. Come possono i politici aspettarsi di essere rieletti su queste basi?
Credo che il panorama politico europeo debba essere diversificato, a dimostrazione della vitalità delle nostre democrazie.
I partiti politici devono offrire visioni diverse per il nostro continente e lasciare che siano gli elettori a decidere sul futuro dell'Europa.
Non mi rivolgo a voi oggi per dirvi chi ha ragione o chi ha torto. In effetti, essendo svizzero, preferisco mantenere la lunga tradizione di neutralità del mio Paese.
Quello che credo e che credo con passione è che il raggiungimento della prosperità attraverso la neutralità del carbonio non è una questione di opinioni politiche. Dovrebbe essere il terreno comune e la priorità assoluta di ogni partito.
Una versione di questo articolo è stata precedentemente pubblicata su"The European Files, Efficace strumento di lavoro per i decisori europei".
Scritto da Bertrand Piccard su 02 maggio 2019